domenica 4 marzo 2007

MATTINA (2004)

Quando la pioggia inizia a colpire il parabrezza, e i tergicristalli ballano freneticamente davanti ai miei occhi, ecco, quello è il momento buono per viaggiare. Un ingorgo al Casello di Melegnano in una giornata anonima come questa può durare anche delle ore, e allora io cosa faccio..?! Beh, chiudo gli occhi e viaggio, appunto. Mi vedo volare via dal tetto di lamiera, e superare la mia auto ferma, le altre auto a Melegnano, attraversare in un lampo la Lombardia e l'Italia.... Sempre in volo, forte e rapido come il pensiero, sono deciso ad atterrare a Montego Bay, all'aeroporto, in mezzo a quella gente con il sorriso sempre in faccia.Varcata la dogana sono ancora in Giamaica, in mezzo al rumore e al fumo, tra i colori e le strade bruciate dalla polvere, gli incidenti sfiorati a ogni curva, e la musica, la musica, dentro le ossa. Anche di chi non la vorrebbe sentire, che la odia perfino, come quel vecchio americano seduto di lato nel pulmino, che impreca e si terge il sudore, mentre Jimmy guida nella notte verso Negril, accompagnato dai Wailers e Bobby Marley. Buffalo Soldier! L'arrivo alla Runaway Bay, turchese e scura per via della notte, è uno sguardo alle bottiglie ambrate di rhum e agli ananas tagliati sul tavolo. Poi i clacson di Melegnano, e una Fiat Punto rossa che mi passa davanti insultandomi. Ma almeno la pioggia non batte più.

Arcadja Fjodorova

"Arcadja Fjodorova"
Nel freddo si accostava con grazia il cappotto al collo, e sfidava il vento delle strade buie di Mosca. Era fragile e nervosa nel fisico, una giovane donna tutta occhi. Anche quando il gelo le invischiava lacrime tra le ciglia, mai smetteva quel suo sorriso. E dopo tanti anni, la rividi su prospettiva Nevskji, che si stringeva arrogante al suo colonnello Fjodorov. Collo di volpe, occhi sfuggenti, e un pendente di zaffiri. Aveva tutto, ma aveva perso quel suo sorriso.