martedì 29 maggio 2007

STARSENE A CASA

BEPPE GRILLO & A.A.V.V. - GLI SCHIAVI MODERNI
Starsene a casa
Aggiornamento. Da agosto non lavoro. Ti promettono un posto di project manager in un
tour operator, e dopo un mese di lavoro nero, in straordinario da venditore di vacanze, torni
a casa. Ecco, io vorrei, caro Beppe, che venisse fuori una cosa. Starsene a casa se si vuole
lavorare porta una sola cosa: depressione. Ti senti inutile, scaricato, ti senti in colpa se esci il
sabato, perché sai che per te è purtroppo vacanza tutti i giorni. Ti consumi gli occhi davanti
al pc, tra le offerte di lavoro e le mille alternative per distrarti. La qualità del sonno peggiora,
le amicizie si deteriorano, il senso dell’umorismo sfuma, e ti fai domande. Ti chiedi cosa sarà
di te quando i tuoi non ci saranno più. Ti domandi come si può vivere di mance a 34 anni e
mezzo dopo una Laurea e un Master, ti inventi delle attività. Così fai editing, inauguri siti web, fai fotografia d’arte, scrivi racconti e discorsi politici, dai consigli di marketing e scendi in Camera di Commercio per fondare un’impresa. Pensi alle speranze dei primi anni, ai punti di svolta, a quelle volte che hai rifiutato un lavoro o quando ne hai accettato un altro. In questo quadro vivere con la tua donna, progettare un futuro, diventa secondario. Hai paura di mettere in circolo le tue infelicità e distribuirle a un figlio che non c’entra nulla. Vorrei che chi difende la precarizzazione istituzionalizzata del lavoro riflettesse sugli abusi e sui danni, anche psicologici. Quanti episodi di cronaca oggi hanno alla base la disperazione da lavoro! Quanti distretti hanno avuto uno sviluppo vertiginoso delle attività criminose, subito dopo la chiusura di stabilimenti produttivi? Vivo a Napoli, ma a Torino, Milano, Trieste non è diverso...

G. I. 08.03.2006 21:50

SPAGHETTO ETNICO DI TONNO

Gusti: Spaghetto etnico di tonno domenica 8 gennaio 2006 di Gianluca Iovine


Soli in casa, pomodoro a pezzi, tonno e poco più. Mi ricordo di Torino. Quando si è soli a Torino, si può andare al cinema, farsi fare i tarocchi o cucinare. Io a volte cucinavo.
Una bella pentola capace, la riempi di acqua tiepida fino al manico, e ci metti dentro un pugnetto di sale da cucina. la metti a fiamma bassa e aspetti che il sale evapori tra le bollicine. Intanto sull'altro fuoco hai una padella appena unta di olio. Ci vuoti dentro una scatola grossa di tonno già senza più olio, dei bei capperi senza molto sale, qualche oliva nera già mondata, e pizzichi di rosmarino, origano e cipolla tritata. Con un cucchiaio di legno soffriggi tutto. Poi, all'improvviso, anneghi tutto con dei bei pomodorini a pezzetti, presi da una scatola, e filtrati. Lavori il tutto, arricchendo con altra cipolla tritata e altri pizzichi di rosmarino. Una volta che tutto sembra pronto, ci va giù un po' di sherry vecchio. Spegni la fiamma appena lo sherry si incorpora, e prendi gli spaghetti. Bastano 100 grammi a testa. Li spezzi, e li metti nell'acqua bollente della pentola. Li scoli al dente, e poi li lavori da cotti in padella, saltandoli nella salsa di pesce e spezie. Un ultimo goccio di sherry e un pizzichino di pepe nero. Credo che ti piaceranno. Dolce, salato, forte, speziato... Per un po' i problemi aspetteranno !

I FRAMMENTI

Tratto da: http://www.diamocideltu.net/blog/romance1.php3

Romanzone#16"I Frammenti"domenica 8 gennaio 2006 di Gianluca Iovine
Alice inizia a ricordare. Le immagini prima di lasciare casa, le paure, le premonizioni. Ma vuole, deve partire. Il sacco a pelo, le birre, le cartine. Il libro di Faber. Avevo sottolineato in rosso tutta Via del Campo. Le immagini si facevano sempre più nitide. Ricordo che al tg volevano farci paura. Solita logica dell'aggressione. Dicevano di non venirci proprio, a Genova. Era diventata tutta loro, chiusa, e noi saremmo stati nel pollaio fuori la Zona Rossa. Io più sentivo quello del tg che diceva questo e sorrideva, più stringevo i pugni. Lasciai pure le birre e le cartine. Volevo andarci io, sola e ribelle. Volevo andarci per vedere, perchè non mi raccontassero loro quello che volevano. Volevo sentire le cose, fiutarle, come un animale. E volevo urlare, urlare con gli altri disperati o magari meno disperati di altri, che un altro mondo è possibile. Poi immaginavo le cariche, la polizia, i carabinieri coi caschi, i megafoni. Fantasie della paura. Baciai il mio gatto nero e mi chiusi la porta alle spalle. Sì, ora ricordo proprio tutto...

STANZA DELLE MERAVIGLIE

Fuori il sole contrasta il sottile velo di buio che inonda il caffè, di legno scuro.
L'intreccio di paglia delle sedie, intrise di tabacco, attende i volti di nuovi viaggiatori.
Tisane al cinnamomo, karkadè fresco e caffè Colombia, per cominciare.
E intorno un paradiso di libri scampati alla pioggia, raggi di luce pigri che si dissolvono all'intorno,
e piastrelle azzurre, quasi Lisbona decidesse per una volta di essere
bella in silenzio.

giovedì 24 maggio 2007

LIBERATO IL PETTINE!

Giardino Zen - Esterno giorno
La sabbia nel terrario, alberi bonsai di ciliegio intorno, giochi d'acqua.
Rastrelli abbandonati a decine sulla sabbia.
Arriva un pettine, è pieno di abrasioni, ha ancora i segni delle catene e della tortura. Macchie di sangue sul dorso.
Ha perso qualche dente, ma ha il corpo d'osso.
Si getta sulla sabbia, e scende in verticale, creando piccoli solchi e disegnando arabeschi, inseguito da un orribile armadio portaoggetti da bagno in formica.
La sabbia ora è irriconoscibile. Lo spirito Zen ha liberato il pettine, che non ha più sangue, ne' cicatrici.
Ora è libero, l'armadietto scompare disintegrandosi al sole.

martedì 8 maggio 2007

IL COMMISSARIO CHE VEDEVA I MORTI

Ogni scrittore ha un dono, e, insieme, una condanna: riesce così bene a dare vita ai suoi sogni, che piegato da tanta magia, finisce per inseguire creature invisibili. Per questo, perchè è prima di tutto un uomo che sogna, Maurizio de Giovanni riesce a consegnare il suo sguardo all'ignoto. Nell'istante in cui dà vita al suo Commissario Ricciardi, Maurizio smaterializza, sfalda la Napoli di oggi, per ripiombare, e noi con lui, nelle atmosfere della Napoli del Ventennio; un autore che vanta una straordinaria intimità con i materiali del Primo Novecento, tanto da sembrare medianicamente presente in quel 1931 di vicoli e strade di povertà e rigore, di colpevoli inermi e vittime consapevoli. La galleria umana de "Le Lacrime del Pagliaccio“, opera prima di de Giovanni, esplode sotto i nostri occhi, in coriandoli amarissimi di dolore e fame, gelosia e ambizione. Un affresco delle miserie della metropoli, nel quale si è colpiti dal violento contrasto tra il nitido degrado della borghesia e dalla sudicia fierezza della plebe; classi che si disputano il pane, l'amore, la sicurezza, nel sangue. Eppure, il romanzo di questo tenore geniale e odioso, trucidato nel suo camerino misteriosamente, nel mezzo della messinscena al Lirico San Carlo, tra tanti possibili testimoni, e troppi possibili colpevoli, è straordinariamente agile e ben fatto, alleggerito da tocchi di humour e da personaggi di contorno scolpiti come pastori del Seicento. Il risultato è che l'indagine sulla morte del tenore Vezzi, compiuta da un commissario - antieroe che ha la maledizione di rivedere l'ultimo istante di vita degli uccisi - diventa lo sfondo per una ricostruzione potente e accurata del 1931 a Napoli. Un anno del quale pur mancando le fonti documentali, de Giovanni ha saputo trasmettere gli odori, le angosce, i silenzi e il vento. Napoli appare così finalmente libera dal clichè visivo dei panni al sole e del mare, mostrandosi più che mai cupa e livida, visivamente più reale del vero. E se povertà e fame, gelosia e sesso, invidia e ambizione sembrano reggere Napoli e la diversa umanità che la abita, credibilissimi restano i gesti in vita e in morte dei personaggi, primo fra tutti il commissario che usa il dono oscuro di vedere i morti nei loro ultimi istanti per chiudere un'indagine. La scena del San Carlo, i personaggi che creano la rappresentazione, i sovrintendenti, il pubblico: ognuno sembra nascondere segreti, invidie, umiliazioni; ognuno potrebbe aver ucciso il più grande talento della lirica italiana, il tenore con la voce d'angelo e l'anima di un diavolo. Un'indagine voluta in tempi brevi addirittura da Roma, da quel duce capo del Fascismo che resta sempre sullo sfondo, invisibile e cupo presagio egli stesso. Ancora un volta metodicamente, scrutando gli sguardi dei vivi per placare l'urlo dei morti, Ricciardi risalirà il filo degli eventi, risalendo il ventre della città, frugando nei suoi cassetti, tra le sue lenzuola, fino ad arrivare alla verità.
Solo un anno fa Maurizio de Giovanni era un funzionario di banca che scriveva per passione personale. Dopo l'esperienza del laboratorio di scrittura comica "Achille Campanile" ha trovato la sua maturità espressiva, rivelata da concorsi letterari vinti in scioltezza. Di particolare rilevanza la vittoria nella sezione "brevi" del concorso che ha poi dato luogo a "Vedi Napoli e poi scrivi", antologia edita da Kairòs - Napoli, che è stata un piccolo caso editoriale a dicembre con la prima tiratura andata esaurita in poche settimane. Proprio grazie a un concorso per giallisti, "Tiro Rapido - 911 Minuti" organizzato fra gli altri, da L' Europeo e Porsche Italia, nacque in un caldo giorno di giugno del 2005 il commissario Ricciardi. Lo sguardo misterioso di una bambina appoggiata alla vetrata del Caffè Gambrinus fece germogliare il plot de "L'Omicidio Carosino", che superò le selezioni napoletane. Alla finale fiorentina c'eravamo anche noi, a bere con Maurizio quel cattivo caffè su Ponte Vecchio. Un caffè portafortuna, che poche ore dopo rivelò un talento di romanziere. La sera della premiazione de "I vivi e i morti", il più scettico sembrava proprio il premiato. Oggi, che Maurizio ha ceduto i suoi occhi profondi e inquieti al personaggio, ne "Le lacrime del pagliaccio" avvertiamo, sotto la patina nera del delitto, respiro e architettura di un piccolo grande romanzo storico. Le lacrime del pagliaccio assassinato al camerino del trucco, sono uno specchio sociale modernissimo, di una Napoli creduta persa e invece ancora esistente. In quella città che ha riaperto gli occhi sul suo passato, rivivono le nostre debolezze e tragedie di popolo. Maurizio de Giovanni avrà spazio nelle nostre librerie tra i classici del giallo, e si guadagnerà l'affetto dei lettori, così come il suo Commissario, segretamente innamorato di una donna semplice e timida come lui. Sommessamente, non potremo che desiderare di seguire i suoi incubi per molto tempo ancora.

ALBA SCARLATTA / HO RICUCITO / OLIMPIADI

Alba scarlatta

Alba scarlatta
un arbusto disvela
un gatto nero

Ho ricucito

Ho ricucito
la sua grisaglia nera
e fa mattina

Olimpiadi

Olimpiadi
senza televisione
ci rido sopra