martedì 17 luglio 2007

In fuga nel sole


Ragazzina rapisce la nonna che i parenti vogliono portare in ospizio.

“Ma tu non hai la patente!” “Beh, ma non è mica un problema, questo! Mi aiuti tu!” Concetta detta Titty e nonna Rosaria hanno cinquant’anni di differenza. Diciassette lei, Sessantasette l’altra. La vecchia Seicento blu di Don Carmine, pace all’anima sua, morto trent’anni prima sotto una botte nella sua cantina alla Vucciria, scalpitava come un cavallo. Un cavallo con la tosse, lanciata lungo il ventre di Palermo, verso Mondello. “Dove mi porti? Luisa a quest’ora avrà chiamato tutti, forse anche la Polizia!” “È per questo che dobbiamo fare in fretta, nonna! – disse Titty - correndo verso Capaci. Se la cavava bene, e la vecchia cercava come poteva di darle consigli per raddrizzare l’andatura, evitare di falciare qualche contadino a bordo strada, tenersi in carreggiata. Faceva caldo. Decisero di fermarsi giusto per andare in bagno e mangiare un panino. Era divertente Rosaria quando beveva la Coca Cola e le finiva nel naso. Concetta aveva giurato che la nonna in ospizio non ce l’avrebbero portato. Tutti dicevano che era arteriosclerotica, e un po’ era vero. Dimenticava le cose, se le faceva ripetere mille volte, ma una vecchia professoressa andava rispettata. “Nonna, raccontami ancora dei Vespri Siciliani, di Portella, anzi no, parlami dei D’Angiò, di Dalla Chiesa, di Cielo d’Alcamo, del Barocco…” E la nonna raccontava, quella lunga favola a modo suo, come se parlasse di Rinaldo e Angelica, forse perché suo nonno era pupàro. Intanto erano già arrivate a Messina, davanti al traghetto per il Continente. Concetta stava facendo i biglietti. Rosaria ansimava, sudava freddo, forse lo stress del viaggio. Sedette sotto un alberello all’imbarco. “Concè, io non ce la faccio! Così doveva andare. Senti, se vengono tuo padre e tua madre e mi vogliono portare all’ospizio, è segno che così doveva andare. Però se dovessi morire adesso, diglielo che anche ai vecchi piace scappare” E morì.

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