IL GIORNO DEL MILAGRO
El Condor pasa in una sera di pioggia. Santo Stefano buia. Due che varcano il silenzio di candele a lato dell’altare. Facce peruviane, di chi lavora duro da anni. Ma senza stanchezza. Milano è una vicenda di vetro e cemento, e resta fuori. Padre Giancarlo protegge il suo gruppo del Sud del mondo. Diffidenza, ma qualcosa cambia e ci si sorride. Il capocomunità Luis Gomez apre un mondo: Peruviani a Milano, cinque anni di lavoro, oceano e parenti da rimpiangere, in un call center a Lorenteggio da 2 euro all’ora, o mezzora di pony express a dar via buste a San Babila. Luis, stanco, continua a raccontare. Si va avanti, davanti a un quadro di Cristo che per i Peruviani è tutto. I Peruanos morenos frequenti a Chincha, non lontano da Lima, discendono dagli Africani d’Angola. C’è traccia già nel XVI secolo di questa presenza, ed è significativo che il quadro miracoloso del Señor sia stato dipinto da uno schiavo angolano, senza cultura, nella Chiesa di Pachacanàl. L’abito viola, e il mes morado traggono il nome proprio dal Señor Morado. Ognuno indosserà qualcosa di viola fino al 5 novembre; anche solo la figurina sacra, il “detente”. Ora il “Señor” è appena un oggetto, mentre nell’altra sala si provano i canti e le coppie giovani scherzano sul matrimonio. Il Rosario in spagnolo è un cambio di mondo. Milano che verrà parte dai Dies morados, i giorni del viola. Nel giorno del Señor de Los Milagros, tutto si ricomporrà, ma Santo Stefano è un’officina, un caos di lampade, attrezzi, batterie di camion. L’altare è la rimessa per la macchina da festa. Tra poco si andrà in scena al Duomo. Per questo le donne lucidano ossessivamente la cornice d’argento del Señor. Quattro bottigliette di Sidol, strofinacci e passione. Gli uomini si tirano su con due grissini mentre fissano le slitte di metallo, o, provano il gruppo di continuità. Il Cristo, lustrato, viene incorniciato tra i legni, alzato, rigirato, e riadagiato sul tavolo. Fa scandalo, la fede, nella città fredda. di sabato. Il motore fuma olio bruciato, i fari gettano luce su angeli e elettricisti ai lati della Macchina.”Todos tendremos que ir al Duomo”, vero. Cesti di fiori rossi e bianchi di Perù, Musica solenne, tristissima, dolore che si porterà a spalla. In questa parte spoglia di Santo Stefano tra quadri e tombe, foto di gruppo dei fioristi, in mezzo a ventagli di foglie. Il quadro sotto un telo bianco, le candele scolpite di viola e turchese. “Con nosotros està, su nombre es el Señor...” cantandola nessuno dovrà sfigurare, domani. “Anche a Cesano Boscone, ha esaudito le preghiere. Si piange di gioia”, dice Esther, “davanti al Señor de Los Milagros.” Edith pregherà per chi soffre e per gli Italiani, che “ci hanno aperto le porte del cuore”. Ci ringraziano per averli ospitati, permettendo la festa. Noi, che gli abbiamo offerto vite due vani e cucina e file umilianti per uno straccio di permesso di soggiorno? Ringraziano, dimenticano, Estelle, Edith, Luis, Rodolfo. Sanno cos’è l’appartenenza, noi non più. Miguel ha la maglietta del Municipal, eterno secondo di campionato. “Da noi si gioca tanto, ma con meno soldi di qui, dice Marti. Uribe, Vargas Barbadillo, graffiti di calcio peruviano in Italia. Si raccontano svelando dolore e ricordi. La “Presidenta” che promette lavoro al Paese è Maria, nonno di Cologno Monzese, Colombo di cognome. Da Chancai, un’ora e mezza da Lima per undici anni qui, ancora senza cittadinanza. Porterà el color morado fino al giorno di San Martin. Fili elettrici e discussioni sul motore che domani dovrà andare al massimo, ma la macchina da festa, l’Anda, ormai è pronta. Tocca agli uomini. Quattro angeli ai lati, quattro bracci su due lati, istoriati di immagini. Nomi di sottoscrittori e legno massiccio di foglie, conchiglie, inferriate. A Torino l’Anda è in oro e argento, dice Rodolfo. La prima Anda è lì. Nel 1992 iniziò tutto. Si dava ancora corrente con le batterie da camion. Quest’anno L’Anda si illuminerà. Piacenza, Bergamo, Torino, e ora Roma e Napoli. Non solo Milano nel cuore dei Peruviani d’Italia. I quadri coperti e protetti, la macchina oscilla come una bestia ferita. I più forti accostano la portantina di legno alle guance. Si scherza ancora, dietro il gonfalone celeste e oro, della Virgen de Las Nubes, grigi e dorati gli scacchi del pavimento. Si aspetta domani. Intanto la musica copre l’ansia. Strade di un sabato duro da dormire, deserte. Al Duomo, i milanisti girano per birre. Oggi è derby, va così. I bagarini a S. Siro girano biglietti da 70 euro al doppio. Milano che non sai dire, distratta e sfuggente, di colpo attenta, un contropiede contro il luogo comune. Milano sa accogliere. Il camion a telone è sul sagrato. Spalle e gambe oscillano ma non cedono, L’Anda è fuori. La campana rintocca, per abbassare la macchina. Alta se si grida “Brazo!”, ferma gridando “Firmes!”. E alle 18,20 con difficoltà, l’Anda è inghiottita assieme al quadro, coperto. Monsignor Bambarén guarda il carico di uomini chiusi nel camion per proteggere il quadro, fino al Duomo. Il Milagro è al sicuro. La tensione si scioglie, ci si fa fotografare il Señor ridiventa un racconto che evolve. Rodolfo chiede del Derby, e con l’amico avvita staffe di metallo. Erica inquadra in scialle nero il gonfalone viola: “1996 Milano 2003. El Señor de Los Milagros” ricamato di dorature e pietre preziose. Appuntamento domattina, alle 10,00. Al Duomo ancora troppi attrezzi per terra, ma andrà tutto a posto. Trenta uomini, forse meno. Qui tutto è dilatato e formale, il silenzio rotto dagli sforzi di chi trasporta e monta l’Anda. Alla sinistra dell’Anda, il tricolore peruviano, e oltre undici persone a montare, verificare, rifinire. Si prega tra i canti, si aspetta. Non si dormirà. Domani il velo bianco e il vestito morado saranno perfetti. In questa sospensione di tempo si va via lasciando statue gotiche, e scritte in latino, e le facce semplici della comunità. Fermiamo Lorenzo Leòn, Vescovo Emerito di Uacho. Sarà in ansia per domani, o dormirà sereno, certo “felicissimo di vedere il popolo peruviano nel fervore del Crocefisso del miracolo, motivo di vanto, di sano orgoglio. Perchè “La Fede in Cristo Crocifisso, Salvatore e Redentore, accompagna i Peruviani nella vita: e la processione rappresenta questo: momenti allegri e difficili. La gente trova in Lui soluzione ai problemi, ai dolori, ai sogni.” Un Señor de Los Milagros amato fin da niño: “Fu mio padre a tramandarmi questa devozione; con il Suo amore ci aiuta, ci benedice, ci protegge, dobbiamo rispettarlo nei Suoi comandamenti. Ho imparato da piccolo che è un Maestro di vita che non va solo ricordato, ma onorato.” Poi il messaggio a peruviani e italiani: ”Credo che questa devozione a Milano, e la processione, l’incenso, la moralità, tutto dia testimonianza della fede in Cristo. Lo si annuncia in forma pubblica, multitudinaria: tanti fedeli trovano il modo di rinnovare l’evangelizzazione. quando per la prima volta nella storia. El Señor entrerà domani in Duomo. L’ex Majordomo Luis Paniera, tra il 2001 e il 2003 ha guidato la Confraternita. Ci racconta di quando si decide sui confratelli.. L’ammonizione è proposta alla Confraternita: dopo la chiamata di testimoni e le parole del confratello in errore, si decide. Il capo comanda anche Direttivo e confratelli. Rappresenta in qualsiasi cerimonia religiosa, sociale, culturale e politica, la Confraternita, e per farlo deve avere tutti i sacramenti: Bautismo, Comunione, Confirmaciòn e Matrimonio. Ai Confratelli non è necessario il matrimonio, e non è permessa la convivenza. Serve la maggiore età, 3 anni di Confraternita, per esserne Presidente, osservando Statuto e regolamento. Responsabile o Capatàz dell’Anda e di altre processioni e Segretario di una delle 12 Mayordomias del Direttivo, è Rodolfo. Tra le funzioni della segreteria anche la Tesoreria. Aurelio è segretario fiscale e subcapataz dell’Anda. Controlla tesoriere, bilancio e Anda, mantiene la disciplina morale, ammonendo i confratelli. Raccolti i documenti, informa il Direttivo, che dibatte e si pronuncia.. Veglia del sabato notte e rituale dell’abito, da stirare e pulire. Le donne terranno il velo. Domani è già ora. Cielo blu polvere con il numero giusto di nuvole e una Vergine miracolosa che è una bambola di broccato e raso. La cerimonia viva dell’Anda di luci e bandiera del Perù, fiori rossobianchi. I costumi tradizionali viaggiano sull’emozione di chi li indossa verso l’altare. Rosso di vescovi e cardinali. Alternanza di silenzio e canti. I peruviani al Duomo come nella Cattedrale di Lima. La Fratellanza in viola cordoni bianchi portati al collo, l’immagine del Señor, le mani giunte. La cattedrale trabocca quando alle undici, il rito ha inizio tra oscurità e colori. Si inizia in musica. Padre Giancarlo teso ma gioisce. Se solo sbagliassero canti provati tante volte. L'altare un mare rosa di marmo, le colonne alberi di nave. Un Nuovo Mondo di migliaia di occhi acclama il Señor de Los Milagros. Lavoratori e lavoratrici della metro della sera per una volta protagonisti. I gonfaloni delle congregazioni svettano. Arrivano il Cardinale Tettamanzi coi vescovi Leòn e Bambarén. Il coro, vicino all'immagine nell'argento, fonde ballate allegre o requiem tristi, schiavitù del peccato ed emancipazione dai conquistatori. A destra siede un ramo della Confraternita. Il quadro è coperto di fiori e cuori d'argento. Il Cardinale celebra in casigliano e la gente rende la preghiera fisica. L’amarezza annegata nella gioia delle offerte nei costumi con bombette e piume della tradizione. Il grano, la vite, il prezioso caffè; i tricolori italiano e peruviano insieme, i bambini che donano un cuscino su cui il Cardinale riposerà i suoi piedi, nel X anniversario della Comunità di Milano, che viene, passato mezzogiorno, riconosciuta ferma nella fede e nel suo statuto. Commossi e sorridenti i volti di chi supplica da sempre. La tensione si stempera, mentre Tettamanzi dice:“Oggi i peruviani sono milanesi, e i milanesi peruviani” Benedizioni dei vescovi sulla massa, mentre la pesante macchina da festa si alza nella nube d'incenso con il sole tra le vetrate del Duomo. Niente sarà come prima, dopo le mani strette al Padre Nostro, e gli abbracci di pace. La Messa è finita, per italiani e peruviani. Il quadro del Señor splende sul sagrato, le facce dei confratelli stanche per il peso della Anda che in centro ondeggia tra preghiere e canti. Autorità e gente comune. Le donne velate di bianco aprono gli incensieri verso il dipinto dello schiavo angolano. Spalle e gambe degli uomini vacillano, l'Anda si muove. Nella ressa si cerca di arrivare al quadro. Amore e fanatismo si toccano, nel serpente di persone. Ceri indaco e guglie nel sole, bambini innalzati per fede all’immagine. Una colorata anarchia insegue l'Anda alla prima delle sue stazioni. Un cantante prega con la voce. A Cordusio, i predicatori evangelisti hanno poco pubblico. Statue di Virgenes occupano le stazioni, sacro e profano fusi in ristoranti di strada dove ceviche, pollo, pato e patas vanno via a 8 euro. Tutto mangiato con le mani da italiani e peruviani. Per una volta Milano è provincia di Lima e crede in qualcosa che non è se stessa. L’umanità è lì dove mancava di più.
GIANLUCA IOVINE
El Condor pasa in una sera di pioggia. Santo Stefano buia. Due che varcano il silenzio di candele a lato dell’altare. Facce peruviane, di chi lavora duro da anni. Ma senza stanchezza. Milano è una vicenda di vetro e cemento, e resta fuori. Padre Giancarlo protegge il suo gruppo del Sud del mondo. Diffidenza, ma qualcosa cambia e ci si sorride. Il capocomunità Luis Gomez apre un mondo: Peruviani a Milano, cinque anni di lavoro, oceano e parenti da rimpiangere, in un call center a Lorenteggio da 2 euro all’ora, o mezzora di pony express a dar via buste a San Babila. Luis, stanco, continua a raccontare. Si va avanti, davanti a un quadro di Cristo che per i Peruviani è tutto. I Peruanos morenos frequenti a Chincha, non lontano da Lima, discendono dagli Africani d’Angola. C’è traccia già nel XVI secolo di questa presenza, ed è significativo che il quadro miracoloso del Señor sia stato dipinto da uno schiavo angolano, senza cultura, nella Chiesa di Pachacanàl. L’abito viola, e il mes morado traggono il nome proprio dal Señor Morado. Ognuno indosserà qualcosa di viola fino al 5 novembre; anche solo la figurina sacra, il “detente”. Ora il “Señor” è appena un oggetto, mentre nell’altra sala si provano i canti e le coppie giovani scherzano sul matrimonio. Il Rosario in spagnolo è un cambio di mondo. Milano che verrà parte dai Dies morados, i giorni del viola. Nel giorno del Señor de Los Milagros, tutto si ricomporrà, ma Santo Stefano è un’officina, un caos di lampade, attrezzi, batterie di camion. L’altare è la rimessa per la macchina da festa. Tra poco si andrà in scena al Duomo. Per questo le donne lucidano ossessivamente la cornice d’argento del Señor. Quattro bottigliette di Sidol, strofinacci e passione. Gli uomini si tirano su con due grissini mentre fissano le slitte di metallo, o, provano il gruppo di continuità. Il Cristo, lustrato, viene incorniciato tra i legni, alzato, rigirato, e riadagiato sul tavolo. Fa scandalo, la fede, nella città fredda. di sabato. Il motore fuma olio bruciato, i fari gettano luce su angeli e elettricisti ai lati della Macchina.”Todos tendremos que ir al Duomo”, vero. Cesti di fiori rossi e bianchi di Perù, Musica solenne, tristissima, dolore che si porterà a spalla. In questa parte spoglia di Santo Stefano tra quadri e tombe, foto di gruppo dei fioristi, in mezzo a ventagli di foglie. Il quadro sotto un telo bianco, le candele scolpite di viola e turchese. “Con nosotros està, su nombre es el Señor...” cantandola nessuno dovrà sfigurare, domani. “Anche a Cesano Boscone, ha esaudito le preghiere. Si piange di gioia”, dice Esther, “davanti al Señor de Los Milagros.” Edith pregherà per chi soffre e per gli Italiani, che “ci hanno aperto le porte del cuore”. Ci ringraziano per averli ospitati, permettendo la festa. Noi, che gli abbiamo offerto vite due vani e cucina e file umilianti per uno straccio di permesso di soggiorno? Ringraziano, dimenticano, Estelle, Edith, Luis, Rodolfo. Sanno cos’è l’appartenenza, noi non più. Miguel ha la maglietta del Municipal, eterno secondo di campionato. “Da noi si gioca tanto, ma con meno soldi di qui, dice Marti. Uribe, Vargas Barbadillo, graffiti di calcio peruviano in Italia. Si raccontano svelando dolore e ricordi. La “Presidenta” che promette lavoro al Paese è Maria, nonno di Cologno Monzese, Colombo di cognome. Da Chancai, un’ora e mezza da Lima per undici anni qui, ancora senza cittadinanza. Porterà el color morado fino al giorno di San Martin. Fili elettrici e discussioni sul motore che domani dovrà andare al massimo, ma la macchina da festa, l’Anda, ormai è pronta. Tocca agli uomini. Quattro angeli ai lati, quattro bracci su due lati, istoriati di immagini. Nomi di sottoscrittori e legno massiccio di foglie, conchiglie, inferriate. A Torino l’Anda è in oro e argento, dice Rodolfo. La prima Anda è lì. Nel 1992 iniziò tutto. Si dava ancora corrente con le batterie da camion. Quest’anno L’Anda si illuminerà. Piacenza, Bergamo, Torino, e ora Roma e Napoli. Non solo Milano nel cuore dei Peruviani d’Italia. I quadri coperti e protetti, la macchina oscilla come una bestia ferita. I più forti accostano la portantina di legno alle guance. Si scherza ancora, dietro il gonfalone celeste e oro, della Virgen de Las Nubes, grigi e dorati gli scacchi del pavimento. Si aspetta domani. Intanto la musica copre l’ansia. Strade di un sabato duro da dormire, deserte. Al Duomo, i milanisti girano per birre. Oggi è derby, va così. I bagarini a S. Siro girano biglietti da 70 euro al doppio. Milano che non sai dire, distratta e sfuggente, di colpo attenta, un contropiede contro il luogo comune. Milano sa accogliere. Il camion a telone è sul sagrato. Spalle e gambe oscillano ma non cedono, L’Anda è fuori. La campana rintocca, per abbassare la macchina. Alta se si grida “Brazo!”, ferma gridando “Firmes!”. E alle 18,20 con difficoltà, l’Anda è inghiottita assieme al quadro, coperto. Monsignor Bambarén guarda il carico di uomini chiusi nel camion per proteggere il quadro, fino al Duomo. Il Milagro è al sicuro. La tensione si scioglie, ci si fa fotografare il Señor ridiventa un racconto che evolve. Rodolfo chiede del Derby, e con l’amico avvita staffe di metallo. Erica inquadra in scialle nero il gonfalone viola: “1996 Milano 2003. El Señor de Los Milagros” ricamato di dorature e pietre preziose. Appuntamento domattina, alle 10,00. Al Duomo ancora troppi attrezzi per terra, ma andrà tutto a posto. Trenta uomini, forse meno. Qui tutto è dilatato e formale, il silenzio rotto dagli sforzi di chi trasporta e monta l’Anda. Alla sinistra dell’Anda, il tricolore peruviano, e oltre undici persone a montare, verificare, rifinire. Si prega tra i canti, si aspetta. Non si dormirà. Domani il velo bianco e il vestito morado saranno perfetti. In questa sospensione di tempo si va via lasciando statue gotiche, e scritte in latino, e le facce semplici della comunità. Fermiamo Lorenzo Leòn, Vescovo Emerito di Uacho. Sarà in ansia per domani, o dormirà sereno, certo “felicissimo di vedere il popolo peruviano nel fervore del Crocefisso del miracolo, motivo di vanto, di sano orgoglio. Perchè “La Fede in Cristo Crocifisso, Salvatore e Redentore, accompagna i Peruviani nella vita: e la processione rappresenta questo: momenti allegri e difficili. La gente trova in Lui soluzione ai problemi, ai dolori, ai sogni.” Un Señor de Los Milagros amato fin da niño: “Fu mio padre a tramandarmi questa devozione; con il Suo amore ci aiuta, ci benedice, ci protegge, dobbiamo rispettarlo nei Suoi comandamenti. Ho imparato da piccolo che è un Maestro di vita che non va solo ricordato, ma onorato.” Poi il messaggio a peruviani e italiani: ”Credo che questa devozione a Milano, e la processione, l’incenso, la moralità, tutto dia testimonianza della fede in Cristo. Lo si annuncia in forma pubblica, multitudinaria: tanti fedeli trovano il modo di rinnovare l’evangelizzazione. quando per la prima volta nella storia. El Señor entrerà domani in Duomo. L’ex Majordomo Luis Paniera, tra il 2001 e il 2003 ha guidato la Confraternita. Ci racconta di quando si decide sui confratelli.. L’ammonizione è proposta alla Confraternita: dopo la chiamata di testimoni e le parole del confratello in errore, si decide. Il capo comanda anche Direttivo e confratelli. Rappresenta in qualsiasi cerimonia religiosa, sociale, culturale e politica, la Confraternita, e per farlo deve avere tutti i sacramenti: Bautismo, Comunione, Confirmaciòn e Matrimonio. Ai Confratelli non è necessario il matrimonio, e non è permessa la convivenza. Serve la maggiore età, 3 anni di Confraternita, per esserne Presidente, osservando Statuto e regolamento. Responsabile o Capatàz dell’Anda e di altre processioni e Segretario di una delle 12 Mayordomias del Direttivo, è Rodolfo. Tra le funzioni della segreteria anche la Tesoreria. Aurelio è segretario fiscale e subcapataz dell’Anda. Controlla tesoriere, bilancio e Anda, mantiene la disciplina morale, ammonendo i confratelli. Raccolti i documenti, informa il Direttivo, che dibatte e si pronuncia.. Veglia del sabato notte e rituale dell’abito, da stirare e pulire. Le donne terranno il velo. Domani è già ora. Cielo blu polvere con il numero giusto di nuvole e una Vergine miracolosa che è una bambola di broccato e raso. La cerimonia viva dell’Anda di luci e bandiera del Perù, fiori rossobianchi. I costumi tradizionali viaggiano sull’emozione di chi li indossa verso l’altare. Rosso di vescovi e cardinali. Alternanza di silenzio e canti. I peruviani al Duomo come nella Cattedrale di Lima. La Fratellanza in viola cordoni bianchi portati al collo, l’immagine del Señor, le mani giunte. La cattedrale trabocca quando alle undici, il rito ha inizio tra oscurità e colori. Si inizia in musica. Padre Giancarlo teso ma gioisce. Se solo sbagliassero canti provati tante volte. L'altare un mare rosa di marmo, le colonne alberi di nave. Un Nuovo Mondo di migliaia di occhi acclama il Señor de Los Milagros. Lavoratori e lavoratrici della metro della sera per una volta protagonisti. I gonfaloni delle congregazioni svettano. Arrivano il Cardinale Tettamanzi coi vescovi Leòn e Bambarén. Il coro, vicino all'immagine nell'argento, fonde ballate allegre o requiem tristi, schiavitù del peccato ed emancipazione dai conquistatori. A destra siede un ramo della Confraternita. Il quadro è coperto di fiori e cuori d'argento. Il Cardinale celebra in casigliano e la gente rende la preghiera fisica. L’amarezza annegata nella gioia delle offerte nei costumi con bombette e piume della tradizione. Il grano, la vite, il prezioso caffè; i tricolori italiano e peruviano insieme, i bambini che donano un cuscino su cui il Cardinale riposerà i suoi piedi, nel X anniversario della Comunità di Milano, che viene, passato mezzogiorno, riconosciuta ferma nella fede e nel suo statuto. Commossi e sorridenti i volti di chi supplica da sempre. La tensione si stempera, mentre Tettamanzi dice:“Oggi i peruviani sono milanesi, e i milanesi peruviani” Benedizioni dei vescovi sulla massa, mentre la pesante macchina da festa si alza nella nube d'incenso con il sole tra le vetrate del Duomo. Niente sarà come prima, dopo le mani strette al Padre Nostro, e gli abbracci di pace. La Messa è finita, per italiani e peruviani. Il quadro del Señor splende sul sagrato, le facce dei confratelli stanche per il peso della Anda che in centro ondeggia tra preghiere e canti. Autorità e gente comune. Le donne velate di bianco aprono gli incensieri verso il dipinto dello schiavo angolano. Spalle e gambe degli uomini vacillano, l'Anda si muove. Nella ressa si cerca di arrivare al quadro. Amore e fanatismo si toccano, nel serpente di persone. Ceri indaco e guglie nel sole, bambini innalzati per fede all’immagine. Una colorata anarchia insegue l'Anda alla prima delle sue stazioni. Un cantante prega con la voce. A Cordusio, i predicatori evangelisti hanno poco pubblico. Statue di Virgenes occupano le stazioni, sacro e profano fusi in ristoranti di strada dove ceviche, pollo, pato e patas vanno via a 8 euro. Tutto mangiato con le mani da italiani e peruviani. Per una volta Milano è provincia di Lima e crede in qualcosa che non è se stessa. L’umanità è lì dove mancava di più.
GIANLUCA IOVINE
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