sabato 16 dicembre 2006

L'UOMO ALL'ANGOLO

Gianluca Iovine con Claudia Carlino

L’UOMO ALL’ANGOLO

L’amore non ha tempo.

L'uomo all'angolo vende fumo e frittelle. Sciroppo d'acero e zucchero sulle ferite dei ricordi. Domani smetterà di vendere. E' stanco, ha deciso che lascerà la strada per i prati. Vede una ragazza bruna camminare con passo affrettato ma lo stesso cerca di attirare la sua attenzione. La ferma con un colpo di tosse e un sorriso imbarazzato. La ragazza si era già accorta di quell'uomo all’angolo di strada che vendeva frittelle, ogni mattina. Lo guarda. Gli sorride. e comincia proprio lei a parlargli, sommessamente, ma con determinazione. “Io lavoro come voi, qui all'angolo. Proprio li, in un ufficio al secondo piano di quel palazzo rosso, di fronte alla fermata del tram.... Ogni mattina vado a prendere una tazza di caffè in quel bar lì" "Ecco perché. Ma perché vi vedo così sola? Tenetele, non sono fiori, ma profumano. Ve le regalo. Vi vedo andare per la vostra strada, sempre diritta, anche quando piove. Non vi curate del vento, del freddo. Sembra che per voi i giorni siano davvero tutti uguali. Vedete, invece i giorni sono proprio come frittelle. Sono uguali solo all’apparenza. Il sapore, il profumo, il calore, le rendono diverse, proprio come un incontro, un colpo di sfortuna o un sorriso può cambiare una giornata o una vita.“Non sono sola. A farmi compagnia è proprio il profumo delle vostre frittelle. Sapete ? Questo rende anche le mie giornate che credetemi, sono tutte uguali e vuote, più vive, diverse tra loro.” ”Ora riprendete a camminare. Scusatemi, se potete, per l’insistenza. Camminate, e mentre sentirete le mele e la crosta sciogliersi, lo zucchero trasformarsi in un respiro gioioso, pensate all'invisibile, a ciò che avete sotto agli occhi e che non vedete mai. Pensate anche un poco all'uomo all' angolo. Perchè domani andrà via e forse solo così capirete tutto di lui.” Lei attraversò la strada. L’indomani tornò, e vide che l’uomo stava raccogliendo e ordinando le sue povere cose. Alzò lo sguardo solo per cercare di incontrare il suo, e le disse:”Perchè anche oggi non mi guardate negli occhi?” ”Oggi preferisco guardare le vostre labbra, il modo che avete di scandire le parole, di affermare le vostre idee. Io non credo voi abbiate fatto il venditore di dolci di strada tutta la vostra vita!” ”Vorrei il vostro sguardo. Così vedreste nuotare nei vostri occhi i miei. Vi spiegherei senza parlare che è vero, che non è come sembra. Che a volte la vita ci mette in gabbia.” Per nulla intimorita dal tono dell’uomo, lei rispose:” Chissà allora se qualche sorriso cambierebbe i vostri giorni come il profumo delle mele fritte ha cambiato i miei !” “Eh, un sorriso può cambiare un giorno, ma non fa tornare in vita una moglie. Elise, che Dio l'abbia in gloria, almeno ora è felice. Lei non sopportava che un buon professore di lettere si fosse ridotto così. Professore !? Professore, siete infelice, voi siete infelice ora? ”Io ora sono almeno l'unico infelice. E’ questa la mia felicità. Finché era viva, mia moglie soffriva. Soffriva anche ricordando, ogni giorno, i tempi di quando abitavamo a Dresda. Prima della guerra. In quegli anni, ancora a nessuno veniva in mente che gli Ebrei fossero una razza diversa, dei sottouomini. Quando la gente cominciò a isolarci, iniziammo a perdere tutto. Anche la dignità. Anche il sorriso. Noi però fummo fortunati a scappare dalla Germania in tempo, a ripartire da qui. Caracas provò ad aiutare anche noi, come aveva fatto con altri. Provate lo stesso a sorridermi, come Caracas ci sorrise, trent’anni fa. “Potrei provare, sì! Perché io sorrido passando da qui, sorrido sentendo il profumo delle vostre frittelle anche a ricordarlo per il resto del giorno. Sola, sorrido senza muovere il mio viso, con i miei occhi.” “Sento come se le rughe andassero via da me a ogni vostra parola. Sento come se Dresda tornasse a una domenica di maggio, con le campane del Santo. Sapete, parlare con Voi mi riporta a tempi felici.” “A Dresda non sono stata mai, non credo che ci andrò Non conosco altre città se non Caracas così come non conosco davvero Voi. Insegnatemi a conoscere quello che voi conoscete. Lasciatemi vedere coi vostri occhi. Allora potrò dire di conoscervi.” L’uomo sorrise ancora, ma questa volta fra le lacrime. Poi disse:”Sapete, morirò solo tra sei mesi. Eppure è un tempo sufficiente per sentire altri profumi della vita. Ecco, solo questo. Vi sarei grato se mi regalaste altri sorrisi. Ora andate che al lavoro vi aspettano. Ora sapete cosa c'è dietro questo fumo dolciastro....” “Sei mesi sono tanti per essere felici. Per un sorriso o una frittella o anche solo per una passante un po’distratta”. Quel maggio del 1969 iniziava la breve storia d’amore di Joachim Rosenthal e della sua seconda moglie Yvonne. Gli tenne compagnia gli ultimi sei mesi, un tempo felice nella vita di quel professore di lettere divenuto venditore di frittelle.

Gianluca Iovine Napoli, 27 gennaio 2006

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